E' un dato di fatto che i volatili in UE sono meno numerosi, si calcola che dal 1990 a oggi la popolazione di tutte le specie di uccelli comuni sia diminuita del 4%. Tuttavia un piccolo messaggio positivo: dopo molti anni di declino sembra che il numero di uccelli comuni abbia iniziato a stabilizzarsi e ad aumentare sensibilmente, soprattutto per gli uccelli forestali comuni, mentre la popolazione di uccelli comuni dei terreni agricoli è in largo declino, -17% dal 2000.
Per arginare questo problema l'UE ha destinato l'8,2% del bilancio proprio per la biodiversità per il bilancio 2014-2020 e in seguito ad un audit approfondito ha formulato delle raccomandazioni per contribuire all'elaborazione della normativa PAC 2021-2027.
Gli uccelli aiutano a capire lo stato degli ecosistemi e della diversità, e riflettono i cambiamenti nelle popolazioni di insetti, di cui si nutrono. Siccome gli uccelli sono altamente mobili, possono spostarsi facilmente quando l'ambiente non è più adatto alla loro sopravvivenza. Mediante la loro presenza, o meno, su un territorio, raccontano la qualità della biodiversità di un determinato ambiente e il suo sviluppo nel tempo.
La preoccupante diminuzione dei volatili sui terreni agricoli è da ricollegarsi al cambiamento dell'uso del suolo e delle pratiche agricole, con la scomparsa di siepi e l'uso massiccio di pesticidi, frutto di scelte politiche nate dopo la seconda guerra mondiale. In Italia, per esempio, il 90% delle siepi della pianura padana è scomparso, in Francia il 70%, nei Paesi Bassi il 50%.
Si introduce un altro problema: cresce l'uniformità dei sistemi di produzione alimentari fatto preoccupante non solo per il benessere degli esseri umani, ma anche per il declino della biodiversità e le minori risorse genetiche che portano inevitabilmente a una minore resistenza di fronte a organi nocivi, cambiamenti climatici e malattie. Nei paesi dove l'agricoltura è molto intensa come i Paesi Bassi e la Germania i dati sono molto più preoccupanti rispetto a paesi come la Romania e Cipro in cui gli allevamenti e l'agricoltura è meno intensiva.
La volontà di contrastare questi effetti si traduce nella strategia chiamata "Farm to Fork" per ridurre al 50% l'uso e il rischio dei pesticidi chimici entro il 2030, nonché la strategia UE sulla biodiversità che entro il 2030 vuole destinare almeno il 10% di terrono agricolo per paesaggi ad alta biodiversità.