Le pessime condizioni climatiche con la coda velenosa di siccità e grandine hanno fortemente penalizzato i dati economici del settore agricolo. La Coldiretti aveva stimato nei giorni scorsi perdite per oltre due miliardi e il crollo di tutte le principali colture dal grano con cali fino al 50 per cento al pomodoro e al vino. Ma in sofferenza sono anche l’olivicoltura e gli allevamenti con pesanti riduzioni nella produzione di latte. La produzione di fieno destinata al menù delle stalle è crollata del 60 per cento. In piena emergenza poi l’ortofrutta che da luglio lamenta ribassi dei prezzi pagati ai produttori fino al 40 per cento.
Secondo la Coldiretti all’origine della difficile situazione delle aziende che non riescono più a coprire i costi oltre alla siccità e alle avverse condizioni meteo c'è anche il forte aumento delle importazioni che deprime così le quotazioni dei raccolti Made in Italy. Mentre al consumo i prezzi lievitano. Il frutteto Italia resta in forte affanno. Negli ultimi quindici anni si è infatti ridotto di un terzo con la scomparsa - spiega l’organizzazione agricola - di oltre 140mila ettari. E si tratta di uno dei settori cardine dell’agricoltura italiana. L'effetto siccità ha pesato poi sugli allevamenti , in particolare quelli da latte, che dopo gli ultimi due anni disastrosi stavano rialzando la testa grazie a un recupero dei prezzi del latte. È proprio nelle settimane scorse il gruppo Granarolo,uno dei principali player nazionali aveva annunciato un aumento dei prezzi ai produttori. Ma la torrida estate ha stressato le vacche aggravando così il calo produttivo fisiologico e ha costretto gli allevatori a ulteriori spese per il raffreddamento delle stalle. Così come gli agricoltori sono stati costretti a ricorrere a irrigazioni d'emergenza per evitare la distruzione dei raccolti. Maltempo e storiche inefficienze hanno dunque pesantemente segnato l'agricoltura interrompendo quel trend che aveva fatto parlare di miracolo agricolo.
Ma al di là dei pesanti dati congiunturali restano comunque molti aspetti positivi che potrebbero ancora una volta invertire questa tendenza negativa. In autunno dovrebbe arrivare una robusta iniezione finanziaria. In primis il nuovo regime di aiuti Ismea con una dote di 300 milioni per rafforzare le filiere e puntare a quel modello di agricoltura integrata e competitiva in grado di superare i nodi storici dalla dimensione ridotta delle aziende alle arretratezze strutturali. Allo stesso obiettivo puntano anche i 260 milioni destinati al sostegno dei contratti di filiera che come ha ricordato il vice ministro delle politiche agricole, Andrea Olivero, derivano dal fondo di sviluppo e coesione e per i quali è previsto un riparto per l'80% verso le regioni del Mezzogiorno. Si dovrebbe poi consolidare il ritorno alla terra dei giovani per i quali il ministro Maurizio Martina ha messo in campo un ventaglio di interventi. Ma soprattutto si dovrebbe avvertire anche il tiraggio dei piani di sviluppo rurale che sono partiti anche se in ritardo. Ma che comunque spingono su investimenti e turn over.
I giovani restano infatti la vera scommessa dell’agricoltura italiana. Secondo gli ultimi dati istat l'aumento delle imprese under 40 è stato di oltre il 9 per cento. E anche se si tratta di un numero limitato di circa 50mila realtà produttive rappresenta però il meglio del settore con dimensioni aziendali, fatturato e occupati maggiori rispetto alla media. L ’impegno degli operatori e la voglia di crescere sono confermati anche dai dati sul credito che registrano una tendenza all'aumento della domanda di finanziamenti e non più solo per la gestione ordinaria dell’impresa. Insomma certamente il dato sul Pil suona come un campanello d’allarme e deve spingere a non abbassare la guardia ma non può appannare i risultati che il settore ha raggiunto. Primo tra tutti l’export che continua a tirare soprattutto per i prodotti simbolo del Bel Paese come il vino e i formaggi.
Fonte: http://www.ilsole24ore.com