L’agricoltura registra un 2016 di nuovo all’insegna del calo dei prezzi all’origine, che secondo le stime del centro studi nazionale di Confagricoltura registra un calo del 5-6%, anche se c’è una differenziazione tra le produzioni. Per i cereali, l’ortofrutta e le uova si sono verificati veri e propri crolli; mentre si sono visti parziali recuperi su comparti come il latte bovino e le carni suine.
Bene invece il vino, che grazie a un’ottima vendemmia ha mantenuto alti i livelli produttivi e qualitativi. “Dal 2016 emerge il permanere del fenomeno della sottoremunerazione dei fattori produttivi – spiega Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Treviso -, determinata da frammentazione dell’offerta, volatilità dei prezzi, globalizzazione dei mercati, peso della burocrazia. Ad appesantire il quadro è il crescere dei costi aziendali, legati all’insufficiente politica agricola, comunitaria e nazionale, che non ha saputo valutare per tempo le problematiche del settore. Ad aggravare il quadro di alcuni comparti, come olio e riso, è stata la cessazione dei dazi, che ha causato l’invasione delle produzioni di altri Paesi a prezzi stracciatissimi.
Per altri comparti, come il latte e la carne suina, l’anno era iniziato in modo drammatico, ma nel secondo semestre c’è stata una ripresa che ha permesso alle aziende di tornare a remunerazioni almeno da sopravvivenza”. Come ha sottolineato Confagricoltura Treviso per i cereali l’annata, pur positiva dal punto di vista agrario, è stata messa a dura prova sul fronte dei prezzi, che da due anni sono ai minimi storici (e sotto i costi di produzione) a causa delle produzioni mondiali di un certo rilievo. Il grano vale 17 euro a quintale e il mais 16 e mezzo al quintale.
Non è andata meglio per i produttori di frutta: i ricavi non hanno superato i costi di produzione. Ad esempio le mele Golden hanno incassato 20 centesimi al chilo, a fronte di un costo di produzione di 35-40 centesimi. Ad aggravare il quadro la cimice asiatica, che ha provocato danni a kiwi, mele e pere. Prezzi in caduta libera per le uova, che vedono le quotazioni calate di un terzo dall’inizio dell’anno. Un chilo di uova viene pagato 70-75 centesimi a fronte di un costo di produzione di 90-95 centesimi.
Un 2016 che si sta chiudendo con un rialzo dei prezzi per il latte, che fa intravvedere la luce dopo due anni di sofferenza. Il primo semestre è stato di grande sofferenza, con in latte in caduta libera a 19-20 centesimi. In settembre è iniziata la risalita dei prezzi del latte spot, oggi arrivati a quota 40-41 centesimi, grazie alla riapertura del mercato del latte in polvere e trasformato in Cina, il tonfo dell’olio di palma che ha fatto raddoppiare i prezzi del burro e la remunerazione della Ue alle stalle per il contenimento della produzione.
Sul fronte delle carni rimangono le criticità degli anni passati come il calo dei consumi, le invasioni di carni extracomunitarie a basso costo.
Chi non ha visto la crisi sono il vino e il radicchio. Per il primo l’ottima vendemmia ha dato il colore dei rossi, ottima acidità per i bianchi e produzioni in aumento. Per quanto riguarda l’uva Prosecco i prezzi sono elevati sia per la doc che per la docg, con un valore costante che si è mantenuto tra 1,80 a 1,90 euro in virtù della politica dei consorzi mirata alla stabilità. Molto bene l’export: rientrata la preoccupazione per la Brexit, i volumi continuano ad essere costanti verso l’Inghilterra. Si sta consolidando la presenza in Germania e si registra un aumento di esportazioni negli Stati Uniti. Buona la stagione in corso per il radicchio di Treviso e per il variegato di Castelfranco, anche se non si può definire ottimale a causa del meteo che ha portato ad un prodotto con un peso specifico leggermente inferiore alla media e ad un calo di produzione per ettaro.
“Abbiamo chiuso comunque in dicembre con prezzi dai 3,5 ai 4,5 euro. Una stagione migliore di quella precedente (2015-2016) - commenta Ludovico Giustiniani - dove abbiamo avuto un aumento di produzione di circa il 50 per cento, dato dalla somma di due fattori: l’aumento di ettari e la stagione eccezionale meteo. Di qui il crollo del prezzo del radicchio, oscillato tra 1,5 e 2 euro, sotto i prezzi di produzione. Si è però lavorato a nuovi sbocchi, sia nei nostri mercati che all’estero, che stanno cominciando a dare frutti in questa nuova stagione produttiva”.