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Soia: continua il rialzo nonostante le stime sulla produzione

La commodity analizzata questa settimana è la soia. Il titolo è finito sotto i riflettori degli analisti per il comportamento anomalo delle quotazioni finanziarie rispetto alle previsioni sulle produzioni.

Produzioni, clima ed export

I maggiori produttori di soia sono, nell’ordine, gli Stati Uniti, il Brasile e l’Argentina.  In questi tre grandi  player si concentra circa il 75% della produzione mondiale (fonte: FAO).

Le previsioni dell’Usda (Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti) prefigurano un aumento delle produzioni nel breve periodo (Vedi tab.1). La quantità disponibile il periodo 2016/2017, secondo le ultime stime, dovrebbe infatti toccare quota 4,361 milioni di bushel (1 bushels= 27,216Kg),  oltre l’11%  in più rispetto al periodo 2015-2016 (3,926 milioni di bushel).

 
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Le previsioni mostrano un innalzamento delle produzioni dovuto soprattutto alle condizioni climatiche favorevoli. Infatti, nei tre big player citati  le temperature medie nelle aree di coltivazione sono vicine a quelle ottimali (intorno ai 24/2). Inoltre, non meno importante, nel periodo di coltivazione non si sono registrati casi di fitopatie gravi come la Sclerotinia e la Phytophtora che non raramente hanno portano al marciume delle piante, o al cancro dello stelo, compromettendo parte della produzione.

I grandi quantitativi prodotti nei maggiori paesi hanno fatto schizzare a rialzo le richieste dei paesi importatori, prima su tutte la Cina, che nonostante sia uno dei “grandi produttori” è allo stesso tempo il più grande consumatore di soia, con un saldo negativo in costante crescita. I quantitativi esportati dagli USA sono cresciuti nell’ultimo anno e hanno raggiunto circa 2,09 milioni di tonnellate di prodotto, un risultato superiore alle attese che prevedevano 1,98 milioni di tonnellate. A crescere è anche il valore delle esportazioni, grazie anche all’irrobustimento della divisa americana che ha innescato una corsa agli acquisti finalizzata a prevenire gli effetti di ulteriori apprezzamenti del dollaro.

Questo è il caso della Cina, con il renminbi che continua a perdere terreno nei confronti del dollaro americano.

Prezzi

Nonostante le previsioni delle produzioni siano in netto rialzo, nelle quotazioni finanziarie la soia continua la sua crescita, infatti i futures continuano il rally in salita e toccano i massimi degli ultimi 4 mesi.

Soybean Futures Quotes (Jan 17) quota 1028’4 c/b (circa 398 $/t) con più di 77.000 contratti scambiati.

In Brasile continua il rialzo, il futures a gennaio 2017 ha chiuso venerdì a quota 408,30 $/t con una variazione positiva di oltre 11 punti percentuali nell’anno.

Il futures “semi di colza” di Parigi (febbraio 2017) ha superato quota 400 euro/t; il derivato ha chiuso venerdì in leggera flessione a 396euro/t. In Germania il futures sui semi di colza quota 401,00 €/t.

Per le quotazioni nazionali a Milano l’aumento è stato di 15 euro/t (396 euro/t), a Bologna di 3 euro/t (393 euro/t).

Il trend rialzista delle quotazioni su tutte le piazze mondiali è dovuto a due fattori principali.

In primis, come già detto in precedenza, al possibile rafforzamento del dollaro (moneta di riferimento per le quotazioni delle commodity agricole) che innalza i volumi di acquisto, provocando un conseguente rialzo delle quotazioni.

Secondo motivo, forse ancor più importante, è la presenza di fondi istituzionali (per lo più cinesi) tra gli acquirenti, che stanno comprando grandi quantitativi di contratti sulla soia spostando le masse in acquisto e sorreggendo il trend. Inoltre, gli analisti delle banca d’affari, ad oggi consigliano di posizionarsi “long” (acquistare) sui contratti con sottostante la soia, naturalmente ciò è da intendere solo nel breve periodo in ottica speculativa.

Questo scenario però va contro le previsioni di produzione che abbiamo analizzato in precedenza, infatti nel medio/lungo periodo si prevede che, finito il trend rialzista sorretto dalla speculazione, le quotazioni sui futures dovrebbero stabilizzarsi per tornare a scendere nel 2017.

 

Fonte: http://www.osservatorioagr.eu

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